martedì 24 novembre 2020

“Un Forte Amore per la Verità Scientifica fin quasi alla Morte” Galileo Galilei era un uomo nato in un mondo in cui ogni giorno s’affermava l’Idea universalmente riconosciuta che fosse il Sole a girare intorno alla Terra e non il Contrario. Questa particolare concezione dell’Universo era stata enunciata dal Filosofo Greco Aristotele. L’uomo, in quanto tale, non poteva dissentire da quella visione della realtà, altrimenti, stato accusato di Blasfemia, d’Eresia. Il Vaticano considerava l’astronomia uno Strumento d’Indagine delle Opere di Dio. Essa, infatti, era una delle materie fondamentali nelle Università Ecclesiastiche, perché aiutava a trascendere la “Vita Terrena” per quella Spirituale, ossia un Mondo Bello ed Eterno. Un’altra Ragione per Studiare il Cielo era che esso fungeva sia da Orologio, che da Calendario. L’Alba e il Tramonto, fra le mura dei conventi, scandivano il passaggio, lo scorrere del Tempo fra le preghiere del Mattino e quelle della Sera. Le Fasi Lunari scandivano i momenti della Quaresima. La Chiesa, tanto per farla breve, adoperava il Calendario per conferire un Significato Spirituale alle Teorie Geocentriche nate nel mondo antico e riprese nel Medioevo. Il nostro protagonista, per un brevissimo lasso di tempo, accarezzò il Pensiero di Diventare Sacerdote. Egli, poi però, passò a Medicina all’Università di Pisa, ma questa particolare istituzione, era controllata dall’Ordine dei Gesuiti che decideva anche quello che andava studiato sui Libri. Una cosa, questa, che, al primo attore della nostra storia, non piaceva affatto. Il giovane, allora, decise di passare a Padova per fare Matematica. Il Mondo Universitario Padovano, tanto per chiarirci, era nato nel 1200 grazie a un gruppo di Liberi studenti sotto la supervisione di Venezia. una situazione, tanto per esser chiari, che concedeva molta più libertà di altre realtà dell’epoca. L’analisi matematica della Realtà lo fece innamorare. Fra i differenti scritti che ci sono pervenuti c’è un eloquente elogio del Potere di tale Materia a illuminare il Mondo. L’Insigne Studioso, difatti, scrive: “Questo libro grandioso, l’Universo, potrebbe essere compreso solo se s’imparasse la Lingua e l’Alfabeto con cui è composto: vale a dire il Linguaggio della Matematica: i Triangoli, i Cerchi le Figure Geometriche; senza di esso è impossibile, umanamente impossibile comprenderne anche una sola Parola, senza di esso è come vagare in un Labirinto Oscuro”. La combinazione dello Studio Matematico con la Precisa Osservazione della Natura poteva costituire una Base Certa per Capire le Cose. Il Territorio Veneziano era raggiungibile da Padova tramite un una sorta di Traghetto. Il Pisano, tramite questo trasporto, passò all’ombra dei Palazzi della Serenissima, molte Vacanze ed ebbe una relazione amorosa con una ragazza di nome Marina Gamba, da cui nacque una Figlia Illegittima che si chiamava Virginia. Lo Scienziato, tanto per farla breve, “Mise al Mondo” molti figli, ma non andarono mai a vivere con lui. Egli, in poche parole, aveva la casa piena di Studenti e lavorava agl’orari più assordi, ossia non poteva permettersi dei Bambini per Casa. L’ambizione di sapere sempre più, lo rapiva. L’incontro con un bravo artigiano olandese, in tale contesto, sembrò una benedizione. Lo straniero, in poche parole, aveva inventato il primo rudimentale Telescopio. Questo determinato oggetto, almeno all’inizio, era poco più di un Giocattolo per far divertire la Gente, i Ragazzini alle Feste, alle Fiere di Paese. Il futuro padre della Scienza Moderna se ne procurò una copia che smontò e ingrandì con un sistema di Lenti Concave e Convesse per farne uno utensile per osservare e analizzare la Volta Celeste. La sua inventiva nel 1609, tanto per non tirarla troppo per le lunghe, lo portò a verificare l’esattezza della Teoria Eliocentrica dello Studioso Polacco Nicolò Copernico. Tali Scoperte, nel 1610, lo portarono a scrivere il “Sidereus Nuncius” con il quale enuncia le Scoperte fatte. Questo importantissimo Dottore, sempre nel suddetto anno, fu nominato Primario di Matematica e Filosofia. Tutto ciò lo spinse a esprimere pubblicamente la propria adesione agl’Insegnamenti Copernicani. Una cosa, questa, che lo fece essere denunciato al Santo Uffizio da un Frate Domenicano che, nel 1615, lo accusò di essere un Eretico. Il Cattedratico, però, non fu Condannato, ma la denuncia costituì un precedente. Nel 1625, pubblicò il “Saggiatore” con il quale voleva ottenere una maggiore apertura della Chiesa nei confronti del suo Pensiero. L’opera, proprio per tale motivo, è dedicata a Papa Urbano II. Tale scritto, per dirla in breve, s’occupava della Derivazione delle Comete che, Galileo, credeva essere, erroneamente, una Mera Emanazione del Sole. La cosa più importante, però, è il metodo d’analisi adoperato. Il famoso italiano, cioè, enunciò, le basi del “Metodo Scientifico”, Osservazione ed Esperimento che è l’unica Maniera per cercare la Verità. La massima opera di tale Autore, comunque sia, rimane da Sempre, il “Dialogo sopra ai Due Massimi Sistemi Tolemaico e Copernicano” del 1632, per il quale fu Condannato e Costretto ad Abiurare. Un’opera, questa in cui il Personaggio del Pontefice è preso in giro e Denigrato. Lo scritto, infine, fu pubblicato in segreto lontano dall’Italia. Antonio Aroldo

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