mercoledì 28 aprile 2010

CN24 | Operazione "All Inside", colpo al clan Pesce di Rosarno. 30 Arresti

Blitz al clan Pesce, 40 arresti a Rosarno

#video

#video

#video

#video

Ruffini, un piatto di lenticchie. Il Cda lo confina a Rai Premium - Italia - l'Unità.it

Ruffini, un piatto di lenticchie. Il Cda lo confina a Rai Premium - Italia - l'Unità.it

La Grecia in fiamme e il pompiere Tremorti

Il pg della Cassazione ai 'genitori adottivi': "Non si può rifiutare un bimbo di colore" - Adnkronos Cronaca

Il pg della Cassazione ai 'genitori adottivi': "Non si può rifiutare un bimbo di colore" - Adnkronos Cronaca

Antimafia Duemila - Iniziative a Reggio contro applausi Tegano

Antimafia Duemila - Iniziative a Reggio contro applausi Tegano

TBNE 1^ parte Mezz'ora con Cesare Ghinelli 1^ Arti malefiche del nemico,...

PdCITv chiude. Noi ripartiamo

PdCITv chiude. Noi ripartiamo

Che Tempo che fa 25/04/2010 Nichi Vendola Parte 3di3

Che Tempo che fa 25/04/2010 Nichi Vendola Parte 2di3

Che Tempo che fa 25/04/2010 Nichi Vendola Parte 2di3

Nichi Vendola Che tempo che fa 25 04 2010 1/3

Intervista a Pino Aprile, autore di "Terroni"

Il mito dell'unità d'Italia - Intervista ad Arrigo Petacco

martedì 27 aprile 2010

Antimafia Duemila - Saviano bloccato in Italia dal Governo Berlusconi

Antimafia Duemila - Saviano bloccato in Italia dal Governo Berlusconi

Agora Movie Trailer http://teaser-trailer.com

Bella Ciao - Modena City Ramblers

Resistenza & Giornalismi, Resistenza & Giornalismi caffenews on USTREAM. Citizen Journalist

Resistenza & Giornalismi, Resistenza & Giornalismi caffenews on USTREAM. Citizen Journalist

Resistenza & Giornalismi, Resistenza & Giornalismi caffenews on USTREAM. Citizen Journalist

Resistenza & Giornalismi, Resistenza & Giornalismi caffenews on USTREAM. Citizen Journalist

Consiglio regionale Campania servizio Tgr Campania 27/4

Antimafia Duemila - I Servizi non sono affatto ''deviati'', servono logiche di potere occulto ed economico

Antimafia Duemila - I Servizi non sono affatto ''deviati'', servono logiche di potere occulto ed economico

Antimafia Duemila - L'ultima lettera a Ciancimino e le ''operazioni in attesa di essere eseguite''

Antimafia Duemila - L'ultima lettera a Ciancimino e le ''operazioni in attesa di essere eseguite''

Antimafia Duemila - Lumia: congratulazioni arresto Tegano

Antimafia Duemila - Lumia: congratulazioni arresto Tegano

martedì 20 aprile 2010

Un Oscuro Genio Del Male


“Un Oscuro Genio del Male”


Grigorij Efimovic Rasputin nacque in un piccolo villaggio della “Siberia Occidentale” chiamato Pokrovskoe presso Tobol’sk nel luglio del 1871. In quello stesso periodo, secondo una leggenda, nei pressi del suo “Villaggio Natale” cadde un meteorite e questo all’epoca fu considerato un “Segno Divino”, (forse è vero che il destino o chi per lui “Moltiplica i suoi Segni prima di un Grande Evento”), il vero cognome di questo oscuro personaggio, comunque era in realtà, Novykh a causa, però, degli “Scandali Sessuali” che caratterizzarono la sua gioventù, fu ricordato come Rasputin, che significa “ il Depravato, il Vizioso”. La sua famiglia era d’umilissime origini con un “Capo-Famiglia” molto severo, ignorante, fanatico di un tipo di religione retrograda e contadina, profondamente convinto che le scuole fossero, soltanto un luogo d’“Immorale Promiscuità”, buone a nient’altro che a far allontanare le persone dai “Veri Insegnamenti”. All’età di otto anni la sua “Personale Crescita Psico-Fisica” fu profondamente segnata dalla prematura scomparsa del caro fratello, che secondo alcuni avrebbe giustificato una vita vissuta sempre alla ricerca del piacere e della gioia. Compiuta la maggiore età pervaso da un’improvvisa vocazione alla “Vita Mistica”. Nel 1904, abbandonata la moglie e i tre figli, seguì la “Setta Ereticale dei Chlysty” e vestì l’“Abito Monacale”. Rasputin, benché avesse una scarsissima cultura personale e con un modo porsi estremamente grossolano, riuscì, grazie anche al grande sostegno “Politico-Religioso” di alcuni alti prelati ortodossi che videro in lui un possibile strumento per acquistare influenza presso la stretta cerchia d’amici della “Famiglia Imperiale”, a farsi accettare a corte. Egli si fece, in breve tempo, la fama di “Santone” e “Guaritore” in possesso di “Straordinari Poteri Ipnotici” e anche “Taumaturgici”. Egli, in realtà era soltanto un uomo dotato di uno “Straordinario Potere Carismatico” che era usato principalmente con le donne. L’episodio cardine di questa “Rapida Scalata Sociale”, comunque, fu quando, arrivato a S. Pietroburgo, entrò a far parte, tramite l’“Archimandrita Feofan” (confessore) dell’“Imperatrice Alessandra”. L’alto prelato, un giorno, col pretesto di far guarire lo “Zarevic Alessio”, affetto da “Emofilia”, introdusse Rasputin al “Capezzale” del principe. I “Medici di Corte”, benché fossero in buona fede, non facevano altro che aggravare la patologia dell’“Erede al Trono” perché i dottori, nella loro ignoranza, che contraddistingueva quell’epoca, curavano il giovane con della “Semplice Aspirina”; questo medicinale, infatti, come sappiamo noi oggi, non favorisce la coagulazione del sangue rendendo più lunghe le emorragie. I “Romanov”, dal canto loro, furono estremamente riconoscenti a quello strano personaggio dallo sguardo magnetico, che sembrava aver salvato la vita al loro primo figlio maschio, con la sola forza della preghiera. Rasputin, infatti, si limitava a chiedere alla “Coppia Imperiale” di rinunciare all’aspirina e di pregare di più. La mancata somministrazione dell’aspirina, in effetti, fece migliorare la salute dello Zarevic. Quest’improvviso ma breve miglioramento di Alessio, che appari come un miracolo, unita alla “Potente Supremazia Psicologica” esercitata dal “Monaco Siberiano” sull’imperatrice, gli guadagnarono, in sostanza, la pressoché “Illimitata Fiducia” dello “Zar Nicola II”, che, tramite la moglie, prese l’abitudine di consultarlo nelle sue più importanti decisioni. Per una figura carismatica come Rasputin poter “Controllare” la famiglia reale fu molto semplice, il carattere debole e titubante dello zar che lo vedeva come la “Personificazione della Semplice Fede del Contadino” nei confronti della monarchia; tipologia di “Credo Popolare” che, da sempre, era alla base della sua dinastia e giustificava il suo ruolo agli occhi del popolo. Il “Monaco Maledetto”, contemporaneamente però, aveva anche l’appoggio della “Chiesa Ortodossa” ormai subordinata alla “Corona”. Il “Clero Ortodosso”, infatti, sperava invano, attraverso Rasputin, d’avere qualche possibilità di recuperare il “Potere” e il “Prestigio” perduti. Tutto ciò fece la “Fortuna” del cosiddetto “Monaco Pazzo”. La Storia, però, ha più volte dimostrato che “Tra Verità e Follia Scorre la Goccia di un Torrente”. L’influenza di Rasputin, inizialmente, era limitata alle “Questioni Ecclesiastiche”. Nel 1911, infatti, impose la nomina di un “Suo Seguace” a “Vescovo di Tobol’sk”. Egli però, grazie alla sua grande astuzia e al suo spirito, affilato come un rasoio, arrivò a dominare l’“Intera Politica Religiosa” del “Santo Sinodo”. Estese, infine, il suo preponderante credito anche se in modo molto graduale a tutti gli altri affari di Stato, attraverso le sue numerose relazioni con nobildonne e dame dello “Stesso Seguito” dell’imperatrice, come per esempio, la Vyrubova, “Amica Intima” della “Zarina Alessandra” e sua intermediaria con la famiglia reale. Queste particolari conoscenze, che erano tutte molto intime, gli permisero di entrare in contatto con gli “Ambienti Aristocratici”, “Ultra-Reazionari” e “Germanofili” della capitale. Il suo potere raggiunse il culmine durante la prima guerra mondiale. In quel periodo, infatti, dopo aver ottenuto la “Destituzione” del “Comandante Supremo dell’Esercito”, “Granduca Nicola Nicolaevi Romanov”, nel 1915, impose alla guida del governo russo, nel febbraio 1916, persone fedeli alla “Sua Dottrina”. Tali persone erano il “Presidente del consiglio Strumer” e il “Ministro degli Interni Protopopov”. Quest’ultimi, sotto la “Sua Guida Spirituale”, fecero instaurare un “Regime d’Arbitrio e di Corruzione”, che gettò fango sulla già “Vacillante Reputazione” della “Monarchia dei Romanov”. Le “Sue Dissolutezze” e le “Orge Scandalose” finirono, però, col turbare l’“Opinione Pubblica”, che dopo il 1914, lo accusò di essere un “Agente Segreto” della Germania, accusa che non fu mai provata. La “Critica Situazione”, nella quale la Russia si ritrovò alla fine del 1916, rese sempre meno tollerabile l’ingerenza di Rasputin negli “Affari di Governo”, suscitando “Crescenti Pressioni” sullo Zar perché fosse allontanato da corte. Tali insistenze, proveniente dal “Mondo Politico-Aristocratico”, grazie all’opposizione della Zarina, non furono mai ascoltate purtroppo. La situazione si fece talmente insostenibile da spingere, un piccolo gruppo d’“Alti Papaveri Russi” dell’epoca, capeggiati dal “Principe Feliks Yussupov”, a unire le proprie forze per uccidere Rasputin. Quest’ultimo, inoltre, agl’occhi dei congiurati, (tra le altre cose), era “Colpevole” anche d’aver, più volte consigliato, allo Zar di chiedere all’Austria e alla Germania una “Pace Separata”. Se Nicola II l’avesse ascoltato, tutti i soldati tedeschi e austriaci impegnati sul “Fronte Orientale” si sarebbero riversati a ovest mettendo in difficoltà francesi, inglesi e italiani. Un pericolo che andava scongiurato anche perché dopo le tante sconfitte subite, la Russia poteva essere davvero tentata di uscire dalla guerra. Un’“Ipotesi terribile” per gli inglesi da far venire i brividi.

Il giorno scelto per il delitto fu il 16 dicembre 1916. Rasputin, la sera di quel fatidico giorno, esce da casa sua per l’ultima volta. Ovviamente lui non lo sa, anche se, nei giorni precedenti, è stato messo in guardia da alcuni amici che hanno saputo che si sta organizzando un complotto contro di lui. Rasputin è stato invitato dal principe Yussupov nel suo Palazzo. Per lui, osteggiato da “Molti Circoli Aristocratici” della capitale, è un onore al quale è difficile resistere.

Addirittura Yussupov si offre di andarlo a prendere personalmente con la sua macchina.

Sono le undici di sera: Yussupov sale al terzo piano di un palazzo di “Via Gorochovaja”, (dove si trovano gli appartamenti del monaco), aiuta Rasputin a mettersi “Galosce per la Neve” e la pelliccia e scende con lui. L’autista che apre loro la portiera è in realtà uno dei congiurati, il “Medico Stanislav Lazovert”.

E’ lui che, meno di un’ora prima ha preparato i pasticcini e il vino all’arsenico che dovranno “Liberare la Russia” dall’“Ingombrante Presenza del Monaco”.

“Palazzo Yussupov”, si affaccia sulla “Mojka”; in pochi minuti, quindi, l’auto guidata dal dottor Lazovert arriva a destinazione, entra nel cortile e si ferma davanti alla scalinata. Per Rasputin, Yussupov, ha fatto allestire una “Grande Sala” nel seminterrato del suo palazzo: “Camino Acceso”, “Tavola Imbandita”, “Comode Poltrone”, una “Grande Pelle d’Orso” per terra. Proprio sopra questa sala, c’è lo studio di Yussupov, dove sono radunati gli altri congiurati, tra cui un “Cugino dello Zar”, il “Granduca Dmitrij” e il “Deputato Purischevic”. Il piano è semplice: avvelenare Rasputin e poi, forato il ghiaccio, gettare il corpo nel fiume. Le cose, però, iniziano ad andare storte subito.

Nelle “Sue Memorie” Yussupov. ha dedicato “Varie Pagine” a quella “Lunga Notte”, descritta nei minimi particolari. All’inizio, preso dall’emozione, il principe diede a Rasputin i “Dolci Sbagliati”. Poi, capito l’errore, offre quelli avvelenati. Rasputin mangia una pasta, poi un’altra, poi un’altra ancora. In pochi minuti Rasputin ingerisce tanto “Cianuro” da uccidere non una, ma più persone. In teoria. In pratica sembra che il veleno non abbia nessun effetto sul monaco che beve anche del vino avvelenato come se niente fosse.

Sono ormai le due e trenta del 17 dicembre. Rasputin invece di agonizzare sembra aver sonno. Gli altri congiurati, al piano di sopra, nello studio di Yussupov, si agitano. Yussupov lascia solo Rasputin per qualche minuto e li raggiunge per un consulto. Dopo un’animata discussione, i cinque decidono di scendere tutti insieme nella sala dove attende Rasputin e strangolarlo.

Poi Yussupov cambia idea e decide che sparerà a lui a bruciapelo al monaco.

Yussupov torna nel seminterrato armato di pistola. Rasputin è un po’ intontito per la gran bevuta e avverte un leggero bruciore allo stomaco. Beve ancora, poi si alza in piedi per osservare gli intarsi di un armadio. In quel momento Yussupov spara, mirando al cuore. Rasputin lancia un “Urlo Selvaggio” e crolla di peso sulla pelle d’orso.

Sono le tre del mattino: i congiurati credono Rasputin morto. In uno “Stato di Grande Confusione”, quindi, di passare alla “Fase Successiva del Piano”:

Fingere il rientro di Rasputin a casa sua.

Il più massiccio di loro indossa pelliccia e colbacco del presunto morto e sale sulla macchina con cui Rasputin e Yussupov sono arrivati a inizio serata. Yussupov e Puriskevic restano invece sul luogo del delitto. L’“Ultima Fase del Piano” prevede, invece, che quando gli altri saranno rientrati dalla messinscena tutti e cinque insieme dovranno far sparire il cadavere.

Le sorprese, però, non sono ancora finite. Quando Yussupov va per avvicinarsi al corpo di Rasputin, infatti, d’un tratto vede che si aprono gli occhi del monaco. D’un tratto Rasputin è in piedi, con lo “Sguardo Allucinato”, cerca di strangolare Yussupov.

Il principe si libera a fatica e chiede aiuto: mentre il deputato Puriskevic scende, pistola alla mano, Rasputin è già fuori dalla stanza. Cerca una via di fuga e intanto urla:“Feliks!, Feliks! Dirò tutto all’imperatrice”.

Puriskevic insegue ancora Rasputin e spara più volte. Lo colpisce prima alla schiena. Poi alla testa. Rasputin con una “Vitalità Incredibile” si trascina in qualche modo nella neve e quando le forze gli mancano, è a pochi metri dal cancello.

Yussupov, colto da una crisi isterica, infierisce sul cadavere con un manganello. Poi sviene. Rientrati gli altri congiurati, il corpo di Rasputin è avvolto in un telo e portato al “Ponte Petrovskij” per essere gettato, attraverso un foro nel ghiaccio, nel fiume.

Quando le acque gelide accolgono le spoglie mortali di Rasputin, più la sua pelliccia, il colbacco e una galoscia, sono ormai passate le sei del mattino del 17 dicembre.

Il corpo di Rasputin sarà recuperato due giorni dopo, a circa 200 metri da dove era stato gettato in acqua. Anche con la sua morte si ripete la solita divisione tra i suoi seguaci e i molti che, sia tra il popolo sia tra l’aristocrazia, lo disprezzavano. Tra i primi, la zarina e le granduchesse, tra i secondi anche i “Rappresentanti Inglesi a San Pietroburgo”.

Gli inglesi erano, infatti, venuti a sapere che attorno a Rasputin si stavano raccogliendo le persone favorevoli alla pace separata con la Germania.

Questo avrebbe significato, ciò che abbiamo già spiegato, in precedenza. L’omicidio di Rasputin, infatti, è stato organizzato anche con la complicità dei “Servizi Segreti Inglesi”, che naturalmente, hanno sempre negato tutto. Nessuno dei congiurati, grazie alla loro “Stretta Parentela” con la famiglia reale, ha mai subìto “Gravi Conseguenze” per quel “Efferato Delitto”. L’imperatrice, dal canto suo, fece “Tumulare” Rasputin, con tutti gli onori. Il suo corpo, però, dopo lo scoppio della rivoluzione, fu bruciato e la sua tomba distrutta. Rasputin, comunque lo si voglia giudicare, aveva qualcosa di decisamente particolare lo dimostra almeno un fatto. E cioè che predisse, molti mesi prima di morire, cosa sarebbe accaduto dopo la sua morte: il “Crollo della Russia Zarista” e la fine della “Dinastia Zarista”. Il “Suo Sguardo, Misteriosamente, Ipnotico”, il “Suo Grande Carisma”, la “Sua Forte Supremazia Psicologica”, è necessario ricordarlo, gli hanno permesso di “Governare”, da “Dietro le Quinte”, un “Intero Impero”. Quello stesso tipo di talento, nel corso della Storia, l’hanno avuto molte persone; tra questi ricordiamo: Giulio - Cesare e Adolf Hitler. Le uniche due persone, che oggi giorno, hanno questo “Particolare Dono”, (almeno in Italia), sono invece, Silvio Berlusconi e Joseph Ratzinger. Spero, vivamente per loro, che non esasperino, talmente la gente da dover fare la stessa fine dei loro “Illustri Predecessori”.

Antonio Aroldo

25 aprile 1945

lunedì 19 aprile 2010

La Patriottica Volpe di Fuoco Italiana

L'Avventurosa Vita della Patriottica Volpe di Fuoco Italiana"



Questa è la Storia di un cuore ardente e coraggioso, "Amante della Giustizia" ; questa è la "Vera Storia" dell' "Ultimo Vero, Grande Patriota Italiano" , che meriti ancora, questo "Gravoso Appellativo"; questa è la "Grande Storia" della "Leggendaria Vita" , del "Comandante Diavolo" . Nell'a prile 1941, in "Africa Orientale", (Asmara), c'è la disfatta dell'esercito italiano a opera degli inglesi. In tale occasione, il "Tenente Italiano" Amedeo Guillet, pur di rimanere fedele al suo "Personale Codice D'Onore" , decide, affiancato da un centinaio di "Soldati Indigeni a Cavallo" , di continuare a combattere gli inglesi. L'intento di quel tenente e dei suoi uomini, per sua stessa ammissione, è quello di "Combattere fino all'Ultimo Uomo" per impedire, alle "Truppe Inglesi" , d'andare a combattere in Libia contro le "Truppe Italiane" stanziate li. Guillet, per riuscire nel suo intento di sfuggire all' "Esercito Britannico" , si spoglia della "Divisa Militare Italiana" e indossa il "Turbante" e la "Futha" , tipici indumenti di quella parte del Mediterraneo. Per essere ancora più irriconoscibile e farsi accettare da i suoi uomini, inoltre, impara, alla perfezione, la "Lingua Araba" e si fa chiamare Ahmed Abdullah al Redai. Sempre per tali motivi, Guillet adotta gl' "usi" , i "Costumi" e il "Modo di Pregare" delle "Popolazioni Musulmane" . Per il cosiddetto "Comandante Diavolo" , infatti, è stato sempre molto irrilevante la maniera in cui si prega; ciò che ha sempre contato, per Guillet, è che il "Dio" , in cui si crede, sia "Sempre lo Stesso" . Amedeo Guillet, quindi, com'è stato già accennato, dopo la sconfitta di Gondar e la cons eguente "Occupazione Inglese" della "Provincia di Asmara" , entra in clandestinità. Guillet e la sua "Banda Armata" , senza alcun "Preciso Ordine" dell' " Alto Comando Militare Italiano" , una "Forte Azione di Guerriglia" contro l'"Esercito Inglese" . La "Grande Precisione" di tali azioni e l' "Immensa Violenza" usata per sferrare questi "Incessanti Attacchi" , procurarono, al "Grande Patriota Italiano" , l'"Appellativo Arabo" di "Cummundar-as-Sheitan" , in altre parole, il "Comandante Diavolo". L' "Infernale Banda" dei cosiddetti "Spaces", un "Reparto Indigeno Multinazionale" , (composto da eritrei, etiopi e yemeniti) , guidata da Guillet, dà "Molto Filo da Torcere" all'esercito inglese. Guillet, infatti, appronta, grazie alla sua "Fedelissima Banda" di "Cavalieri Arabi", una "Tattica di Guerriglia" in grado di portare un "tremendo Scompiglio" nello "Schieramento Motorizzato Inglese" . L'"Atroce Battaglia" di Cherù del 1941, (in Eritrea), è, senza alcun dubbio, un "Lambante Esempio" delle "Speciali Doti di Combattimento" dell'"Ingegnoso Ufficiale". Il "Servizio Segreto Britannico", in conseguenza di tutto ciò, mette una "Taglia" di "Mille Sterline D'Oro" , ("Vivo o Morto), sulla testa del comandante diavolo. L'intento di Guillet, in sostanza quindi, è quello di far credere, ai "Soldati Inglesi", che l'esercito italiano, stanziato in quella parte del "Territorio Africano", sia ancora in grado di procurare, ai "Britannici", "Perdite Molto Pesanti".



Guillet, in altre parole, vuole che l'Italia possa uscire, dal "Fronte Africano" del "Secondo Conflitto Mondiale", a "Testa Alta"; in grado, cioè, di "Giocare" un "Proprio Ruolo" in Africa. Per Amedeo Guillet, quindi, da questo momento in poi, inizia un "Nuovo tipo di Guerra", la sua "Guerra Privata". Un'"Azione Militare Completamente Indipendente" durata otto mesi "Ordinata dal Destino". Il "Negus d'Etiopia", Hailè Selassiè, quasi contemporaneamente però, cacciati gl'italiani, cerca, con l'aiuto degl'inglesi, d'annettere l'Eritrea. Guillet decide, allora, di sfruttare, a suo vantaggio, i "Sentimenti Anti-Etiopici" del "Popolo Eritreo" ingrossando, ancora di più, le file del proprio "Esercito Privato". Amedeo Guillet, riesce a far ciò, perché lui, agl'occhi di quel "Particolare Esercito Multi-Etnico", è il "Degno Rappresentante" di "Valori e Qualità", ( di "Coraggio, Abnegazione, Sacrificio"), che erano presenti nella loro "Grande Cultura". Nessuno di quei uomini, infatti, ha mai pensato, neanche per un attimo, a tradire il "Leggendario Comandante Diavolo". Sono state proprio, queste "Incredibili Qualità", infatti, a spingere Guillet, a non seguire il "Perentorio Ordine di Resa". Guillet, in altre parole, non vuole, assolutamente, "Sprecare un'Occasione D'Oro" per "Attaccare di Sorpresa" il nemico. Guillet, quindi, è un "Uomo Imprevedibile, Coraggioso, Temerario, Camaleontico". Una persona, in sostanza, dai mille volti: "Agente Segreto", "Tenente di Cavalleria", "Stalliere", "Maniscalco", "Scaricatore di Porto", "Portatore D'Acqua", "Ambasciatore". Le "Azioni di Sabotaggio" della "Banda Indigena" di Guillet, ai "Ponti", "Ferrovie", alle "Linee Telegrafiche", dapprima sono attribuite a "Normali Banditi del Deserto", poi però, la "Stampa Internazionale", prima, l'"Intelligence Britannico", poi, intuiscono qualcosa e iniziano ad attribuire, queste "Straordinarie Imprese", al "Grande Mito" del comandante Diavolo. Qualcuno, ha osato perfino, paragonare Guillet al "Leggendario Lorenz d'Arabia". Questo "Particolare Raffronto", in realtà però, non regge molto. Lorenz D'Arabia, infatti, all'epoca, era sostenuto dall'"Impero Britannico"; Guillet, invece, è stato sostenuto, sostenuto, soltanto, dal "Proprio Coraggio" e dalla "Propria Fede" ed è riuscito a compiere le sue "Azioni di Guerriglia" pur non avendo, almeno all'inizio, il "Becco di un Quattrino". I "Servizi Segreti Inglesi", dunque, cominciano a dare una "Caccia Spietata" al "Giovane Tenente Italiano". Il "Diretto Responsabile", di questa "Speciale Caccia all'Uomo", è il "Maggiore" dell' "Esercito Britannico", Max Harari. Quest'ultimo, pur dedicandosi anima e corpo, esclusivamente, alla "Cattura" di Guillet, non riuscirà mai, a prenderlo. L'inseguimento, infatti, sarà estenuante per entrambi i contendenti. Harari, però, (è necessario porlo in luce), in questa "Intrigante Partita a Scacchi", riesce persino a catturare lo "Splendido Cavallo Arabo" di Guillet chiamato Sandor. Guillet, in altre parole, è "Braccato da Tutte le Parti". Nello stesso tempo però, Guillet, in questa "Mortale Sfida d'Intelligenza", segna molti punti a proprio favore. Egli stesso, (travestito da "Bracciante"), infatti, intasca, fornendo "False Informazioni" al nemico, la "Grossa Taglia" che gl'inglesi avevano messo in palio per la sua "Stessa Cattura".

La "Scheda Personale" di Amedeo Guillet, in possesso degl'uomini del servizio segreto inglese, personalmente redatta da Harari, descrive, il "Sedicente Comandante Diavolo" in questo modo:

"Scapolo".

"Altezza = 1.74".

"Colorito Bruno".

"Capelli e Baffi Castani".

"Segni Particolari = Sterno Incavato per Frattura Toracica".

"Tatuaggio Arabo sul Seno Sinistro".

>"Ferita alla Mano Sinistra".

"Note Personali = Pluri-Decorato di sei Medaglie al Valor Militare".

"Campagne Militari = Etiopia e Spagna".

"Differenti Decorazioni Militari Spagnole Conferite al Valor Militare".

"Una Promozione per Meriti di Guerra".

"Tra i Maggiori Artefici d'Operazioni di Polizia Coloniale".

Il "Barone Amedeo Guillet" , quindi, "Deve, Necessariamente" , essere considerato uno dei più "Grandi Eroi" della "Nostra Storia Nazionale". La sua vita, quindi, è stata "Intensa", "Molto Avventurosa" e piena di "Colpi di Scena". Una vita, in sostanza, che vale la pena di narrare dall'inizio. Guillet nasce a Piacenza da una "Famiglia Aristocratica" con una "Lunga Tradizione Militare" . Egli è un "Brillante Ufficiale di Cavalleria" che conduce una "Vita Spensierata" tra "Lusso" e "Feste Mondane". In tale periodo, infatti, ha avuto ben due "Relazioni Galanti": una con l'"Attrice Italiana", Elsa Merlini, un'altra invece, con l' "Attrice Americana" Mary Pickford (Gladys Smith) . Nell'inverno del 1934, però, gli "Eventi Storici" subiscono, all'improvviso, una "Brusca Accelerazione". Mussolini, infatti, "Annuncia Ufficialmente" , le "Proprie Mire Coloniali" in Etiopia. Guillet, che in quel periodo, si sta allenando, con la "Squadra Nazionale D'Ippica" per le "Olimpiadi di Berlino" , è spinto, dal "Proprio Patriottismo", a partire, insieme a "Tanti altri Giovani", per il "Corno D'Africa". Questa "Splendida Terra", "Martoriata dalla Violenza" da quel momento in poi, sarà l'"Elemento Cardine" dell'"Intensissima Vita" del tenente Guillet, per moltissimo tempo. Le "Ostilità" iniziano il 3 ottobre 1935. In quel preciso momento, infatti, le truppe italiane oltrepassano il confine tra Eritrea ed Etiopia cogliendo di sorpresa le "Milizie del Negus". Amedeo Guillet è stato messo alla guida, come si è già detto, degli "Spaces" che, in sostanza, erano "Combattenti Libici a Cavallo", in maggioranza "Beduini" , che sotto lo "Status" di "Mercenari Privati" che, con "Mezzi Propri" e a "Proprie Spese", devono combattere, per il "Governo Italiano", per "Dieci Lire a Giorno". Guillet, non appena vede questo "Forte e Fiero Gruppo di Cavalieri" , ne rimane affascinato. Guillet, dimostrando una "Straordinaria Umiltà", per riuscire a conquistarsi la "Grande Fiducia" di quei "Straordinari Guerrieri", decide, unendosi ai "Bambini della Scuola Coranica", (com'è stato già posto in luce), imparando l'arabo alla perfezione. Tra Guillet e gli Spaces si crea, in tal modo, un "Bellissimo Rapporto di Correttezza e di Fiducia Reciproca". Ammalato di "Malaria" , (alla "Vigilia del suo Primo Combattimento"), infatti, è proprio uno degli Spaces, ha sostenerlo e a salvargli la vita, durante il "Sanguinoso Scontro". Quel determinato Spaces, infatti, può considerarsi il "Primo Vero Sciubasciè (Maestro)" di Guillet. In sostanza, in effetti, è stato il primo, a insegnare al tenente italiano, i "Primi Rudimenti" del "Modo di Vivere" del "Modo di Combattere" del "Popolo del Deserto". Guillet, per fortuna però, non ha bisogno di molte lezioni, perché essendo molto intelligente, ha imparato molto in fretta. Guillet, in questo primo periodo guadagna la sua "Prima Medaglia" per essersi distinto in un "Feroce Combattimento Corpo a-Corpo" nella "Alto-Piano di Seli-Klacan". Ferito, alla mano sinistra, a causa un proiettile deviato dalla sella del suo cavallo, Guillet è in procinto di tornare a casa. Succede, però, un "Piccolo In previsto". L'avanzata dell'esercito italiano in questa prima parte della guerra sembra inesorabile. Il 5 Maggio 1936 le truppe di Badoglio entrano ad Addis Abeba. Contemporaneamente le truppe del "Generale Rodolfo Graziani" conquistano, quattro giorni dopo, Dire-Daua. Guillet, però, non può festeggiare la "Vittoria Italiana". Egli, infatti, deve recarsi a Tripoli. In tale occasione il "Generale Balbo", concede, infatti, all'ufficiale di cavalleria di organizzare la cerimonia per la venuta in Libia di Mussolini; trovando, per tale giornata, molti cavalli per gli "Alti Gerarchi Fascisti".

Guillet li compra in Italia e in Francia. In tale occasione Guillet, grazie alla "Sua Prontezza di Riflessi", riesce anche a risolvere in fretta un "Piccolo Malinteso", sullo svolgimento della cerimonia, occorso tra Achille Starace e Benito Mussolini. Dopo la cerimonia Guillet deve far ritorno in Italia per essere operato alla mano sinistra. Durante la convalescenza risiede da alcuni parenti a Napoli; lì incontra la sua "Futura Moglie" Beatrice (Bice). Il matrimonio, tra i due però, non può essere celebrato in "Tempi Brevi". Il "Governo Fascista", infatti, in quel periodo "Promulga" una "Particolare Normativa" che sancisce l'"Obbligo Perentorio", per tutti gl'ufficiali, di sposarsi per avere "Avanzamenti di Carriera" senza dover andare in guerra. Guillet, per non dare l'immagine di chi si sposi, soltanto per "Far Carriera", preferisce guadagnarsi le "Cosiddette Stellette Militari" sul "Campo di Battaglia". Egli, infatti, essendo un "Liberare d'Ispirazione Cattolica" , decide d'andare "Volontario" in Spagna. Guillet, sotto le "Mentite spoglie" di Alonso Grazioso, nel 1937, entra in Spagna. In tale occasione, l' "Esercito Franchista" , gli Affida il "Comando Militare" di uno "Squadrone di Cavalieri Arditi" con il quale guida eroicamente l'assalto di San Pedro de-Rome Real, aprendo, in tal modo, la strada per la conquista di San Andrea. Guillet, per questa e per molte altre vittorie, riceverà molte medaglie e "Onorificenze Militari", dal "Generalissimo Franco", in persona. Dopo otto mesi di "Feroci Combattimenti", per il tenente Guillet, (ferito a una gamba), è giunto il momento di tornare in Africa. Nell'"Ospedale di Tripoli", Guillet incontra una "Giovane Studentessa Universitaria Libica" . La ragazza in questione, per sua sfortuna, è di "Religione Ebraica"; per le "Nuove Leggi Razziali", quindi, deve lasciare l'Università. Guillet, considera tutto ciò, "Intollerabile". Egli, infatti, scomoda perfino Italo Balbo, per riuscire a proteggere, la giovane dalla "Discriminazione Legislativa" di quel periodo. Negl'ultimi tempi, però, è mutato radicalmente qualcosa. Egli, infatti, inizia a porre in discussione i "Dogmi del Regime Fascista" in nome di una "Giustizia Superiore-Morale". Guillet, dunque, è un uomo "Molto Generoso", "Perfettamente In grado", d'"Opporsi alle Ingiustizie", con "Grande Arguzia" e "Intenso Coraggio". Nel 1939 il "Vice-Re d'Etiopia", il "Duca Amedeo D'Aosta" , chiede a Guillet, conoscendo bene la sua "Indole Generosa" e la sua "Grande Capacità" di dialogare con le "Popolazioni Indigene Africane", di comandare un "Reparto Indigeno" con il compito di "Riportare L'Ordine" in una "Vasta Area" infestata da "Predoni" e da "Guerriglieri". Il tenente Guillet, dunque, torna in Eritrea. Negl'ultimi tempi, però, l'Eritrea è diventato un paese, completamente differente, da quello visto da Guillet, alcuni anni prima. Guillet, infatti, ne rimane piacevolmente, colpito. Gl'italiani, infatti, hanno radicalmente trasformato il volto di quella nazione facendola diventare un "Paese Moderno e Civilizzato". Il governo italiano, inoltre, trattava, secondo quanto affermato dallo stesso Guillet, in una sua "Recente Intervista", gl'eritrei proprio come dei "Veri Figli" e non come dei "Semplici Schiavi". Guillet, in "Breve Tempo", assume il "Controllo del Territorio" . Un giorno, il "Gruppo Squadroni Amhara" , aiuta, alcuni abitanti di un villaggio, a recuperare dei "Capi di Bestiame" rubati. Il "Capo Tribù", in "Segno di Riconoscenza", invita Guillet nella "Sua Capanna".

L'"Anziano Padrone di Casa", non appena Guillet, oltrepassa l'uscio della sua "Modestissima Dimora", chiama la "Sua Giovane Figlia Khadijia" , per farle pulire gli stivali, sporchi di fango, del "Nuovo Ospite". La ragazza ha appena 16 anni. L'"intraprendenza", però, non le manca di certo. Lei, infatti, ha sempre affermato che avrebbe sposato, soltanto, un "Capo". La "Grande Testardaggine" della giovane, infine, convince Guillet a portarsela via con se. Al gruppo di Guillet, si uniscono anche alcuni uomini di quel "Villaggio Etiope". La "Bella Indigena" , cerca mille volte d'intrecciare una "Relazione Sessuale" con il "Suo Bel Capo"; Guillet però, ha sempre tentato di "Sottrarsi Prontamente" alle "Provocazioni" dell' "Avvenente Fanciulla" . Un giorno, però, durante una "Sanguinosa Battaglia", muore uno dei più cari amici e "Compagno d'Armi" di Guillet. Il tenente italiano ne rimane, a dir poco, sconvolto. Quella "Sera Stessa", infatti, Guillet s'abbandona al "Totale Sconforto". Guillet, con gl'occhi ancora lucidi per le lacrime versate per questa "Morte Improvvisa", rientra nella "Sua Tenda". Li trova, rannicchiata in un angolo, Khadijia con il viso grondante di lacrime. La ragazza, infatti, si era, "Profondamente Commossa" , nel vedere Guillet "Piangere" per un "Semplice Soldato Arabo". Quella "Medesima Notte", Amedeo e Khadijia, entrambi colpiti da una "Profonda Tristezza", s'abbandonano al "Preponderante Piacere dei Sensi". Guillet, infatti, racconta che, quella volta Khadijia, è entrata nel "Suo Letto", e non c'è mai più uscita per "Molto Tempo". Guillet, con affianco i suoi uomini e la "Sua Nuova. Fedele Compagna Khadijia" , continua la "Propria Difficile Missione". Guillet, però, davanti a una "Guerra", che gli appare "Sempre Più Insensata e Inutile", così lontana dagl'"Insegnamenti" appresi in "Accademia", le sue "Convinzioni" vacillano ancora di più. Il "Tenente Italiano" , infatti, inizia ad allontanarsi dall'"Immagine del Soldato Perfetto"; trasgredendo agl'"Ordini" di Roma, Guillet inizia a prendere "Decisioni Completamente Indipendenti". Un giorno, per esempio, contravvenendo al "Perentorio Ordine" di "Fucilare sul Posto" chiunque fosse trovato con le "Armi in Pugno", decide, d'"Arruolare sul Campo", un'"Intera Banda di Guerriglieri Negusiani", guidati da Azene Bekele ( Euvene) Tesemma. In tale occasione Guillet, fa ai "Nuovi Arrivati", un "Discorso Molto Semplice". Guillet, in sostanza, invita tutti loro, a seguirlo sempre se lo vogliono; ma il primo che lo tradirà, sarà immediatamente, "Ucciso". Il duca d'Aosta, intanto, "Appoggia in Pieno" ogni iniziativa presa da Guillet. Egli, infatti, ha intuito molto bene, la "Grande Utilità" del lavoro intrapreso dal tenente italiano. Il vice-re, infatti, in conseguenza di tutto ciò, decide addirittura, di creare un intero "Reggimento di Cavalleria" , composto solamente, da "Soldati Indigeni". Il nome di questo "Nuovo Tipo di Reggimento", sarà: "Gruppo a cavallo Bande Armate Amhara". Nel frattempo, però, la "Macro-Storia" della "Nostra Patria", subisce un'altra brusca accelerazione. Il dieci giugno del 1940, infatti, l'Italia entra nella seconda guerra mondiale. La situazione in Africa Orientale si fa subito drammatica. Gli inglesi, infatti, rompono l'assedio di Sidi El Barrani in Libia. All'inizio del 1941 l'avanzata delle truppe inglesi, in Africa Orientale, travolge inesorabilmente, l'esercito italiano. Le truppe italiane in poco tempo quindi vanno completamente allo sbando. In tale situazione i civili fuggono, i soldati si spogliano della propria divisa; ma, come abbiamo già visto c'è un uomo che decide di non arrendersi e di continuare la battaglia contro le truppe inglesi. Guillet, infatti, riesce addirittura, a mettere in difficoltà l'esercito inglese; il quale, vista la "Grande Gravità" della situazione, decide di mettere sulla testa del tenente italiano quella forte taglia di 1000 sterline d'oro. Guillet, quindi, ha sempre dimostrato un "Intuito Geniale e Straordinario" in battaglia. Nella stessa battaglia di Cherù, (fatta per proteggere la "Ritirata" dell'esercito italiano), infatti, Guillet uso un'"Imprevedibile, Grande Tattica di Guerra". Guillet, infatti, decide d'attaccare la "Fanteria Inglese"; la quale, trovandosi nel bel mezzo dello "Schieramento Britannico", costringe i "Mezzi Motorizzati" a non attaccare per non rischiare di colpire, loro stessi, i "Propri Uomini". La "Sbalorditiva Idea" di Guillet, in tal modo, riesce, a "Tenere in Scacco", il "Glorioso Esercito Britannico", per 5 o 6 ore. Grazie a questa "Splendida Battaglia", Guillet diventa subito il "Mito Vivente" dell'esercito Italiano; un "Grande Mito" , che entra "Appieno Titolo", nelle pagine dei "Libri di Storia". La "Grande Carica di Cherù" , però, in definitiva, non è servita a molto. Le truppe italiane, infatti, (come si è già posto, più volte, in luce), sono ormai "Completamente Sgominate" e Guillet inizia la "Sua Eroica Guerra Privata". Max Harari, intanto, nell'"Estenuante e Incessante Tentativo"di catturare l'"Ormai Leggendario Comandante Diavolo", raccoglie una "Grande Miriade d'Informazioni" su questo "Straordinario Personaggio" che comincia anche, naturalmente in segreto, ad ammirare. Un giorno, però, Amedeo, infatti, si mette ad ascoltare un "Disco di Musica Italiana"; in quel "Preciso Momento", soltanto per un attimo, l'"Italiano" si fa prendere dalla nostalgia. Egli, infatti, impensierito, da ricordi lontani, non si accorge, che gl'uomini del "Servizio Segreto Inglese", stavano circondando la fattoria in cui lui viveva. Guillet tenta quindi, di scappare dalla finestra, ma è, completamente paralizzato da un "Inconsueto Panico". I "Soldati Inglesi" gl'intimano di fermarsi; egli però, senza ascoltarli, s'incammina lentamente verso una collina. Gl'inglesi, a tal punto, sparano in aria "A Scopo Intimidatorio"; Guillet, però, continua, inesorabilmente, a camminare verso il "Piccolo Rilievo". Il "Sergente Inglese", allora, non avendo avuto ancora, la "Risposta Desiderata" , prende la mira per spararli contro. Il soldato, però, a tal punto, è prontamente fermato da un altro uomo della fattoria che spiega agli altri uomini che quello è soltanto un musulmano sordo che sta andando a pregare. Guillet arrivato in cima, infatti, ormai senza forze, si prostra in preghiera. L'uomo dopo tale spavento si rende conto che non può più continuare a fare questa vita. Le sue tre ferite, infatti, gli fanno un male del diavolo. La ferita al piede, causa della corsa, inizia a fare infezione. Il tenente Guillet ne parla con i suoi uomini e la sua fedele compagnia che gli consigliano di scappare e di andare nello Yemen. Amedeo e Khadijia si congedano guardandosi lungamente negli occhi poi Khadijia con gli occhi lucidi di lacrime, ma senza commuoversi, gira le spalle e se ne và. Amedeo a tal punto si siede dietro una pietra e si mette a piangere a dirotto perché, avendo sciolto la sua banda ormai era rimasto solo. Amedeo, quindi, in preda a terribili "Febbri Malariche", è costretto a dirigersi verso il territorio yemenita e accompagnato da un suo uomo chiamato Deif Alla. I due raggiunta, Massaua , si rifugiano in una baraccopoli. Guillet, avendo bisogno di denaro per passare la frontiera con lo Yemen decide di mettersi a fare il portatore d'acqua, vendendo la sua merce ad un prezzo inferiore rispetto agli altri, raccomandando ad ogni suo cliente di non dire alle altre persone che era un "Prezzo di Favore". Guillet però in precedenza aveva fatto il guardiano notturno e il facchino al porto, ma con questi lavori non guadagnava abbastanza; con quest'ultimo impiego, portato avanti con un'altra persona riesce a guadagnare quasi più di quanto guadagnava con lo stipendio da sottotenente. Guillet, in questo modo, riesce a trovare un passaggio con alcuni contrabbandieri; questi ultimi però avendo paura che i due li denuncino alle autorità per traffico di armi li buttano a mare. I due nuotando in fretta per sfuggire ai pescicani raggiungono la "Penisola di Buri" e si addentrano nel "Deserto della Dancalia. I due, ormai stremati, incontrano dei pastori nomadi che, invece di aiutarli, gli rubano i soldi e li pestano a sangue. I due avventurieri, ormai stremati, camminano da soli nel deserto prendendosi per mano per non perdere l'orientamento; ad un certo punto però i due cadono per terra stremati perdendo quasi ogni speranza di salvarsi. Quella notte, racconta Guillet, c'era una "Luminosissima Luna". Guillet ad un certo punto vede da lontano una strana figura che viene avanti e chiede a Deif Alla che cos'è?! E l'uomo dice che potrebbe essere un gigante servitore dell'aldilà venuto per portarli via. Guillet sta quasi per credere alla fantasiosa storia dell'amico; ma poi si accorge che per fortuna è soltanto un uomo su un cammello. L'uomo li salva e li porta nella fattoria in cui lavora e li cura. Lì il vecchio padrone di casa, si era così affezionato a Guillet che gli offre di sposare la sua bella figlia, Guillet è fortemente tentato, però alla fine con molta riluttanza vuole tornare a casa dalla sua Bice. Guillet riprende il suo viaggio e arriva al porto di Massaua e spacciandosi per un yemenita malato di mente riesce ad avere un passaggio regolare per lo Yemen. Nel Dicembre del 1941 arrivato al porto di Hodeida Guillet, insieme ad altri fedeli, pratica la professione di "Fede Islamica" con le famose parole: "non vi è altro Dio al di fuori di Dio e Maometto e il suo profeta". Arrivato al porto il "Funzionario Portuale", a causa dei suoi modi raffinati e dell'arabo perfetto, arresta Guillet credendolo una "Spia Inglese". Il governo yemenita, a tal punto, contatta la sua controparte inglese descrivendogli l'uomo. Il governo inglese, dal canto suo, appena capisce chi è quell'arabo chiede subito di estradarlo; Il governo yemenita però s'insospettisce della grande fretta che hanno gli inglesi e chiede spiegazioni a Guillet, che innocentemente gli racconta tutto. L' "Imam Yahia" sentendo la sua storia rimane affascinato e gli concede di addestrare la sua guardia reale e lo nomina addirittura "Gran Maniscalco" della sua corte. Guillet però inizia ad avere nostalgia di casa. Guillet, grazie ai suoi vecchi amici al porto riesce ad entrare nella nave della "Croce Rossa Italiana"; ad un certo punto però il comandante della nave lo scopre e allora Guillet gli racconta tutto e il comandante decide di aiutarlo e nascondendolo nel manicomio della nave. La nave arriva in Italia il 2 Settembre 1943; proprio un giorno prima dell'armistizio di Cassibile. Guillet arrivato in Italia scopre della sua promozione a maggiore. Il maggiore Guillet chiede espressamente al quartier generale di essere paracadutato in Etiopia per aiutare le popolazioni a lui fedeli. Il quartier generale approva il piano di Guillet però succede il "Grande Imprevisto della Storia". L'8 Settembre e promulgato, infatti, l'armistizio con gli alleati. In quel momento di "Grande Confusione" Guillet decide di raggiungere a Brindisi Vittorio Emanuele III e di chiedere consiglio a lui. La monarchia italiana, infatti, è stata per Guillet sempre il grande faro della sua vita, è stata la luce che l'ha guidato nell'oscurità della notte. Guillet riesce a parlare con il Re e quest'ultimo, dopo aver ascoltato per bene la sua storia gli dice: "Lei ha fatto il suo dovere le sono molto grato si ricordi che noi passiamo ma l'Italia rimane e bisogna servirla in ogni modo, perché la cosa più grande che possa avere un uomo è la propria patria". Guillet, congedatosi, da "Sua Maestà", decide di tornare a casa dalla "Sua Amata Bice". Guillet, una volta li, per l'ennesima volta, si dimostra un "Uomo Onesto e Leale". Egli, infatti, decide di raccontare, alla "Propria Fidanzata", tutto della "Sua Grande Storia D'Amore" con Khadijia. Bice, non appena il "Suo Uomo", ha concluso di narrare la "Propria Struggente Storia", si mette a piangere e commenta dicendo: "Che Brava Ragazza chi sa se io sarei Stata Capace di Fare lo Stesso".

Amedeo e Bice, il 21 settembre 1944 , (a Napoli), si sposano. Guillet, intanto, collabora con la "Resistenza Italiana" contro i "Nazi-Fascisti" ; in tale periodo, infatti, (tanto per fare un esempio), riesce a salvare l'intero "Archivio del Ministero dell'Africa Italiana" , mandando tutto a Roma. Guillet, a "Soli 37 Anni", diventa "Generale". La "Vita Militare" e la "Relativa Carriera", però, non gl'interessano più. Dal matrimonio, con sua cugina Bice intanto, ha avuto due figli maschi: Alfredo e Paolo. Guillet, alla fine del 1945, torna in Eritrea per due "Missioni Molto Importanti": una, in qualità d'"Agente Segreto Italiano", l'altra invece, è di "Carattere Personale". Sua moglie, infatti, gli chiede di rintracciare, inaspettatamente, Khadijia per poterle donare un "Proprio Braccialetto" come "Segno di Ringraziamento", per aver "Salvato" e "Protetto", come ogni "Buon Angelo del Focolare", il "Futuro Marito" di un'altra donna. I due "Vecchi Amanti" s'incontrano in una "Sala da Tè". L'uomo e la donna sostano li per alcune ore tenendosi per mano, ma senza parlare. La "Donna", infine, portandosi via il "Preziosissimo Dono", si congeda, dal "Grande Amore della Sua Vita", per l'ultima volta, con la "Medesima Fierezza" e con la "Stessa Grande Dignità", dimostrate nella prima. Guillet, negl'anni cinquanta, accompagnato dalla "Propria Fedele Moglie", inizia la "Carriera Diplomatica". Egli, infatti, è stato "Ambasciatore per l'Italia" in Egitto, Yemen, Giordania, Marocco e in India. La "Grande Singolarità" dell' "incredibile Destino" di Amedeo Guillet, è sempre stata quella di trovarsi in "Situazioni Estreme" e sempre accompagnato dalla "Sua Proverbiale Fortuna". Egli, infatti, sopravvive a ben due "Incidenti Aerei", nella "Medesima Giornata"; è stato, inoltre, "Testimone Diretto" di ben due "Colpi di Stato", sia in Yemen, che in Marocco. Guillet, però, senza farsi abbattere da queste e altre "Grandi Difficoltà", si è sempre battuto per promuovere, in ogni modo, il "Dialogo Interculturale" tra "Ebrei", "Cristiani" e "Mussulmani". Forse non è un caso, infatti, che Guillet, custodisca nella "Sua Casa in Irlanda", una "Spina della Corona di Cristo"; nella "Propria Scuderia Privata", invece, abbia l'"Ultimo Discendente del Cavallo di Maometto". Guillet, a 91 anni, torna in Eritrea per visitare i "Bellissimi Luoghi" della "Propria Giovinezza". In tale occasione, gl'eritrei lo accolgono come un "Vero Eroe Nazionale"; anzi, proprio come, il "Primo Vero Patriota dell'Indipendenza Eritrea". Lo stesso "Presidente Eritreo", (Isaias Asburgo), l'ospita con tutti gl'onori dovuti a un vero e proprio "Capo di Stato". Amedeo Guillet, infine, prima di "Lasciare Definitivamente" l'Africa, deve portare a termine, assolutamente, un "Ultimo Importante Compito": rincontrare l'uomo, che cinquant'anni prima, lo aveva, "Provvidenzialmente Salvato", dalla morte nel deserto della Dancalia. L'"Anziano Mercante", pur non riconoscendolo, è molto ospitale con lo "Strano Viandante". L'uomo vorrebbe offrigli da bere, ma non può farlo, perché il "Suo pozzo" è seriamente danneggiato. Ciò, però, offre all'uomo lo "Spunto" per narrare al "Proprio Gradito Ospite", una "Vecchia Storia" che l'uomo racconta, da anni, a chiunque voglia ascoltarla. La storia, in breve, del loro incontro. L'anziano signore si dice convinto che quei due "Stranieri", sono stati mandati dallo "Stesso Allah", che ogni tanto, mette alla prova la "Carità" e la "Fede" degl'uomini, combinando per loro, "Incontri Speciali e Sopranaturali". Guillet, sta quasi per svelarli la propria identità, ma si frena. Egli, infatti, non vuole distruggere il "Mito dei Due Viandanti" . Guillet, congedandosi dall' "Amico Ritrovato" , gli dice che quei due forestieri forse un giorno, non troppo lontano, torneranno a trovarlo, riparando magari, anche il pozzo della sua casa. Guillet, ritornando su i propri passi, paga alcuni operai, perché quella "Stessa Notte", riparino, all'insaputa dell'anziano amico, il pozzo di casa. Cosicché, all'indomani, l' "Anziano Saggio" , abbia un'altra "Straordinaria Storia" per i "Pellegrini del Deserto". In quello "Stesso Deserto" in cui i destini di "Valorosi Combattenti", per amore delle loro "Rispettive Patrie", si sono, inesorabilmente, intrecciati. Oggi Guillet ha più di cent'anni, ma è molto energico. Vive, come si è già accennato, in Irlanda e ha creato "Strettissimi Rapporti D'Amicizia", con i "Propri Vecchi Avversari". Uno di loro, Vittorio Dan-Segre, diventa, addirittura, il "Suo Biografo Personale". Il 6 novembre del 2001, ha ricevuto, dalle mani di Carlo, Azelio Ciampi, la "Massima Onorificenza Militare dell'Ordine della Repubblica", in altre parole, la cosiddetta "Gran Croce" . Amedeo Guillet, in breve, è stato sempre un "Uomo Straordinario". Forse se ci fossero al mondo più uomini come lui le cose andrebbero molto meglio.



PD e PDL in estinzione - Peter Gomez

Dell'Utri, Saviano espatria? Ha ragione

STRAGE DI VIAREGGIO- PRESIDIO (29 MARZO 2010) - 1° PARTE

giovedì 15 aprile 2010

Lascia un'impronta di vita parte I

Consolidare le Abitudini di Massa - Etica e Democrazia - Soluzioni EccoCosaVedo

Consolidare le Abitudini di Massa - Etica e Democrazia - Soluzioni EccoCosaVedo

Addio Raimondo. Depsa: la nuova televisione italiana è un disastro!

Marco Travaglio (quinta parte) ape regina e costa smeralda

Raimondo Vianello Un'Icona dello Spettacolo dei Nostri Tempi

“ Raimondo Vianello un’Icona dello Spettacolo dei Nostri Tempi”


Ragazzi, vi devo dare una notizia col cuore in gola, il 15 apr. 10, è morto a Milano, un grande del teatro e del “Piccolo Schermo” Raimondo Vianello, avrebbe compiuto 88 anni a maggio. Il suo humour la sua risata da gatto sornione i suoi duetti, prima con Ugo Tognazzi, poi con la moglie Sandra Mondaini, hanno fatto ridere milioni di Italiani. Il suo sarcasmo, il suo modo di ridere, mai volgare, però, allo stesso tempo molto profondo e la sua battuta sempre pronta rimarranno sempre nei nostri cuori come una fiammella di speranza e di felicità casalinga in un periodo di grande disagio e di crisi economica. Raimondo Vianello è stato l’ultimo grande interprete della versione casalinga della risata all’italiana; in sostanza con lui se ne andato un modo di fare e raccontare la piccola quotidianità delle famiglie italiane chi potrà mai sostituirlo?

Antonio Aroldo

giovedì 8 aprile 2010

Due Possibili Futori per la Nostra Patria


“Due Possibili Futuri della Nostra Patria”


Miei cari amici sono sicuro che vi hanno riempito la testa di chiacchiere con il problema del “Legittimo Impedimento”; lasciate, però, che adesso vi dica la mia opinione. La maggior parte di voi, sicuramente, non sarà d’accordo con me, considererete la mia visione un po’ troppo drastica, ma mi perdonerete. Se questa nuova panzana del governo dovesse essere applicata daremo ai nostri illuminati governanti la possibilità di trasformare l’Italia sempre di più in uno stato autoritario e oligarchico, o peggio ancora ci potrebbero portare per mano e silenziosamente ad accettare di nuovo la monarchia. A questo, punto secondo me, l’unica soluzione è quella di preparare, qui mi rivolgo alla parte più sana del mondo intellettuale italiano, un vero e proprio colpo di mano per riaffermare con determinazione e coraggio che il popolo italiano non è una moltitudine di pecore in grado di seguire il pastore di turno, ma un corpo vivo e pensante e completamente libero da “Condizionamenti Mediatici”. Se tutto ciò non accadrà, credo fermamente, che la nostra nazione sia ben presto destinata a trasformarsi in un paese in cui esiste un “Califfato Mediatico- Mafioso” più vicino hai paesi dell’estremo oriente che a un membro del sistema geopolitico occidentale in sostanza cari amici, so di usare parole un po’ forti, ma penso che l’unica soluzione sia organizzare una vera e propria contro rivoluzione silenziosa che faccia andare Berlusconi in galera Fini in esilio Bossi all’ospizio e, (qui qualcuno penserà che sono impazzito), che trasformi il Vaticano nella sede di quel “Consiglio Internazionale” delle religioni che io vi ho prospettato in altri articoli apparsi in questi anni sul web. Tale adunanza, in pratica dovrebbe, secondo il mio parere, porre tutte le religioni sullo stesso piano e attuare il principio supremo della vera libertà religiosa, basandosi però, su valori condivisi da tutti. Se tutto ciò non dovesse succedere qui rischiamo una vera rivoluzione sanguinosa con morti e feriti e di trasformare il paese di colpo da uno “Stato Repubblicano” in una Dittatura furiosa e violenta.

Antonio Aroldo

venerdì 2 aprile 2010

Perchè!?


“Perché”?!


Cari amici vi scrivo questo mio articolo, perchè vorrei provare a rispondere a una domanda fatta da Lucia Annunziata alla trasmissione “Anno Zero”, il primo aprile scorso, “Perchè il Popolo dell’Astensione non ha votato Compatto per il Movimento Cinque Stelle”? Ecco a voi la mia “Personale Risposta”! Come diceva il mio professore di teoria e storia della storiografia: noi, come società contemporanea, abbiamo una velocità di cambiamento molto rapida a livello economico, molto rapida a livello politico, ma abbiamo una “Lentezza Cronica” per il cambiamento di mentalità! Cioè, nella mente della maggior parte delle persone, c'è ancora il convincimento che la “Partitocrazia” è l’unica depositaria della “Politica”, uniamo tutto ciò al fatto che il nostro popolo è essenzialmente “Vecchio”!

perchè nessuno, da Travaglio, (che io considero il mio maestro ideale), a Santoro non ha esplicitato questo tipo di risposta!? eppure sono persone intelligenti!?

Antonio Aroldo

La Iena delle Stanze del Potere – Fine

La Iena delle Stanze del Potere – Fine