mercoledì 16 giugno 2010

Il Signore delle Banche Spremuto

“Il Signore delle Banche Spremuto”


Sotto le mura del “Carcere di Lodi”, (Milano), una donna e sua figlia, si fermano a parlare, della situazione del loro congiunto, con uno dei “Faccendieri” legato con l’“Oscuro Ambiente di Lavoro” del “Loro Caro”. La signora, ormai non più tanto giovane, fa leggere a costui un biglietto consegnatole dal marito. Il “Distinto Trentenne”, lo esamina e poi, con trepidante preoccupazione, pronuncia ciò che vi è scritto: “Questo Processo si Chiama Y.O.R.”. l’uomo con agitazione, ma anche con una certa rabbia, dice alla “Fedele Moglie dell’Incarcerato”: “Non Dovete neanche Pronunciarlo in Confessione questo Nome”. La donna, vista la accalorata reazione del giovane, gli strappa dalle mani il foglietto e con l’aiuto della figlia, riesce a entrare in macchina, mettendosi il suddetto “Pezzo di Carta”, sotto al sedere. Ella, infine, si gira verso l’uomo con un “Duro Sguardo di Sfida” e dice, quasi urlando, “Questo Processo si Chiama Y.O.R. adesso l’ho detto e allora!.................................................................................. Y.O.R.”. Chi è, oppure cos’è questo Y.O.R.? Chi è quella donna? Perché è così arrabbiata? Ma, soprattutto, chi è suo marito? Quella signora, miei cari amici, è la moglie di Roberto Calvi, in altre parole, uno dei banchieri della “Parte Oscura del “Nostro Bel Paese”. Quella che vi voglio raccontare, infatti, è la sua Storia. Roberto Calvi, lo si può affermare con una certa ragionevolezza, ha avuto a che fare con i “Soldi” e il “Mondo dell’Alta Finanza”, fin dalla prima giovinezza. Suo padre, infatti, era un funzionario della “Banca Commerciale Italiana”. Gli affari, in buona sostanza, sono stati per Calvi sempre un punto fisso, attorno al quale, ha sempre ruotato la vita del nostro protagonista e quella di tante altre persone che abbiamo già visto, che vedremo ancora e che ancora dobbiamo conoscere bene. Adesso, però, torniamo alla nostra biografia. Calvi, dopo il “Diploma di Ragioneria”, s’iscrive all’“Università Bocconi di Milano”. Egli frequenta la “Facoltà di Economia e Commercio”, ma in realtà, sembra proteso verso attività di tipo politico. In questo determinato periodo, infatti, dirige l’“Ufficio Stampa e Propaganda dei Gruppi Universitari Fascisti”. Nel 1940, all’inizio della guerra, Calvi si arruola in cavalleria e va a combattere in Russia. Subito dopo la fine del conflitto mondiale, il nostro protagonista, grazie al padre, riesce a trovare un lavoro alla banca commerciale. Lì, però, ci resta poco. Nel 1948, a soli 27 anni, entra come “Impiegato Semplice” al “Banco Ambrosiano”. Attenzione, miei cari compagni di viaggio, questo è un “Passaggio Chiave” nella vita del nostro personaggio. Se la “Comitel”, per lo meno all’epoca, era considerata l’emblema della “Finanza Laico-Massonica”, l’ambrosiano è, fin dall’inizio, completamente gestito dalla “Curia Milanese”. Calvi, comunque, all’interno di questa determinata banca, riesce a fare carriera molto rapidamente lavorando, in maniera geniale, nel cosiddetto “Settore-Esteri”. Tale comparto, infatti, alla fine degli anni cinquanta, si sta espandendo in modo velocissimo e Calvi approfitta brillantemente di questo “Particolare Mercato”. Il “Ragiunat”, nel frattempo, impara tre lingue e nel 1960, quando il suddetto settore viene sdoppiato, Calvi è messo a capo delle “Operazioni di Carattere Finanziario”. L’“Architettura Finanziaria” ereditata da Calvi, in realtà, però, è composta da una serie di “Consociate Estere” con sede in Svizzera, Lussemburgo e in Liechtenstein. Esse, però, a dirla tutta, detengono anche il “Pacchetto Azionario di Maggioranza” del suddetto banco. Calvi, però, non appena prende il controllo di tutto ciò, trasferisce quest’enorme tesoro oltre oceano in “Paradisi Fiscali” come: Bahamas e Panama; a riparo, cioè, da tutti i controlli delle “Autorità Italiane”. Nel frattempo, però, si lega a doppio filo con Michele Sindona e con il cardinale Paul Marcinkus. Quest’ultimo, come voi ricorderete, è il presidente dell’ “Istituto Opere Religiose” (la banca vaticana). Sindona, inoltre, gli fa conoscere il famoso Licio Gelli, che è in questo periodo, il capo della loggia massonica P2. Calvi, infatti si affilia a tale loggia il 23 agosto del 1975. Nello stesso anno, guarda caso, diventa presidente del suddetto banco, nel quale era entrato come semplice impiegato. Nel 1976, il nostro personaggio, è presentato a un certo Anastasio Somoza, all’epoca dittatore del Nicaragua. L’Ambrosiano, in buona sostanza, inizia a finanziare i “Regimi Latino-Americani” in funzione anti-comunista. L’anno dopo, l’impero di Sindona, entra in crisi. Il finanziere siciliano, infatti, chiede aiuto, come abbiamo già visto, a Calvi e all’intero “Stato Maggiore della P2”. Il loro rifiuto, com’era prevedibile del resto, scatena una serie di eventi incontrollati, i cui più importanti sono: l’arresto di Sindona per “Bancarotta Fraudolenta”. Calvi, infatti, approfittando anche di tale situazione, prende, a tutti gli effetti, il posto di Sindona nella “Stretta Gerarchia” della suddetta loggia. Si può dire, infatti, che, come scrive un noto giornalista spagnolo dell’epoca, “Marcinkus e lo Y.O.R., Continuano, Calvi, a Tessere la Rete Finanziaria e Cattolica Anti-Comunista Mondiale”. Sindona, però, come abbiamo già avuto modo di porre in luce, non si arrende tanto facilmente. L’anziano dal viso da furetto, infatti, inizia a ricattare il “Collega del Nord”, nell’estremo tentativo di salvare le “Sue Società”. Il Siciliano, però, nel frattempo, come abbiamo già avuto modo di raccontare, fa anche uccidere Giorgio Ambrosoli. Sindona, in buona sostanza, è disperato. Egli, infatti, (preso dal panico), invia alla “Banca d’Italia” alcuni “Documenti Compromettenti” sull’ambrosiano. Sindona e Calvi, in sostanza, col loro comportamento, rischiano di mandare in malora tutto il lavoro svolto dalla P2. Gelli, infatti, deve costringere i due a fare la pace. La ritrovata concordia, purtroppo però, non serve a nulla. Le precedenti mosse di Sindona, infatti, hanno già sortito il loro effetto. Il suddetto “Organo Supremo”, dell’“Economia Affaristica Italiana”, infatti, proprio, in conseguenza dell’“Attenta Analisi” dei suddetti documenti, invia un’ispezione all’Ambrosiano. I frutti di tale ispezione, com’era prevedibile, sono mandati al giudice Emilio Alessandrini che un mese dopo viene ucciso da cinque killer di “Prima Linea”. Il governatore dell’epoca del suddetto organo statale, (Paolo Baffi), per aver fatto il suo dovere, viene messo sotto accusa, il “Suo Braccio Destro”, il “Direttore Generale”, Mario Sarcinelli, viene addirittura arrestato. Il nuovo governatore, Carlo-Azelio Ciampi, però, non si lascia intimorire da tutto ciò, è contesta a Calvi tutte le misteriose attività estere. Il banco ambrosiano, infatti, come risultato di tutto ciò, nel 1982, risulta scoperto per 1400 milioni di dollari. Calvi, nel frattempo, il 20 maggio 1981, Calvi viene arrestato per “Illecita Costituzione all’Estero di Disponibilità Valutarie”. Calvi, mentre è in carcere, fa alcune rivelazioni sul finanziamento ai partiti politici, poi finge il suicidio. Scarcerato, in attesa dell’appello, lancia tutto se stesso in disperati tentativi per salvare il Banco chiedendo aiuto a Marcinkus e a vari personaggi legati, a vario titolo, col “Mondo della Criminalità Organizzata”. Tra questi ricordiamo: Flavio Carboni, Pippo Calò, un certo Hans kunz (Commerciante d’armi). Costoro, in sostanza, secondo le ultime indagini degli inquirenti avrebbero spremuto Calvi fino all’ultima lira per poi ucciderlo. Calvi, ormai disperato nell’ultimo periodo della sua vita, segue i suoi assassini come un cagnolino nella vaga speranza di salvare il suo impero. Calvi, infatti, muore in circostanze misteriose nella notte tra il 17 e 18 giugno del 1982. Tutti gli accusati per questo omicidio, lo scorso 7 maggio 2007, sono stati tutti assolti per insufficienza di prove. Il movente per questo delitto, sempre secondo la magistratura, sarebbe stata la mancata restituzione di una certa somma che Calvi doveva riciclare per la mafia e la camorra.

Antonio Aroldo

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