[2]Il
monaco Saitò Musashibò Benkei, prima del suo estremo sacrificio, dovette
compiere un altro atto, ugualmente eroico e che, ancora una volta, dimostra
tutta la sua forza di carattere e tutto il suo coraggio. Il nostro protagonista,
infatti, un giorno, nel bel mezzo della guerra, dovette scortare il figlio del
suo amato Signore in un posto sicuro per il resto del conflitto fratricida. Una
cosa, questa, che si poteva fare solamente attraversando le linee nemiche. Benkei,
allora, per riuscire a compiere questa sua missione, fece vestire tutte le persone
del gruppo da umili servitori del suo Tempio. Il nobile principino, però, di
15-16 anni appena, sbagliò il modo di mettersi un determinato indumento; ma
nessuno, almeno all’inizio, gli disse qualcosa, perché lui era, in effetti, il
loro capo. Quella scelta fu per il
nobile ragazzo, qualcosa di deleterio. Quel piccolo gruppo, difatti, quando si
trovò davanti al comandante dell’esercito nemico che presidiava la nuova frontiera,
uno dei motivi per cui andò in difficoltà, era l’abbigliamento del suo
protetto. Benkei, quando il comandante gli chiese spiegazioni sul modo di
indossare gli abiti di quel singolo servitore, lo [3]shaolin,
non sapendo cosa inventarsi, si mosse di scatto, impugnò un grosso bastone e
pestò a sangue il blasonato giovane davanti agli atterriti occhi dei nemici che
li fecero passare tutti e subito. Il nostro eroe, poi, lungo la strada si mise
a piangere come un bambino e andò a scusarsi. Il patrizio giapponese,
saggiamente, gli rispose: “Se tu non avessi reagito così, tutti noi a quest’ora,
saremmo stati uccisi”. I nostri genitori, allo stesso modo, quando ci
picchiano, il più delle volte, lo fanno per il nostro bene e poi di nascosto
piangono.
Antonio Aroldo
[1] Tutti i
Diritti sono Riservati al Firmatario del Presente Articolo
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Sait%C5%8D_Musashib%C5%8D_Benkei
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Sh%C3%A0ol%C3%ADn-s%C3%AC
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