mercoledì 16 marzo 2011

Il Lato Oscuro del Sociale: per una Carrozzella che Avventura

“Il Lato oscuro del sociale: per una Carrozzella, che Avventura”


Miei cari amici, come ho già posto in luce nei miei precedenti articoli, quello della “Disabilità”, è un “Grande Business” dalle molteplici facce! L’ultima, che vi voglio presentare, è quella della “Vendita delle Carrozzelle”. Nel nostro paese, infatti, vivono circa 2.824.000 disabili , di cui 960.000 uomini e 1864.000 donne. Tutte queste persone, miei cari lettori, necessitano per “Vivere Bene” (in un modo o nell’altro), di un qualche “Ausilio Speciale”. La distribuzione di questi particolari sostegni è assegnata a ditte specializzate. Chi è, miei cari amici, che si occupa dell’assegnazione degli appalti? Dovete sapere che lo Stato italiano delega questo compito alle Regioni, le quali, però, si avvalgono a loro volta di una determinante commissione di esperti , che è formata, proprio dalle ditte del settore più rappresentative (come chiedere all’acquaio se l’acqua è fresca). Tutto ciò favorisce ovviamente, la formazione di forti monopoli baronati; nelle suddette commissioni inoltre, non c’è l’ombra, nemmeno a cercarla, di un disabile. Volendo esplicare, tali ditte, posso garantirlo io stesso, in quanto lo vivo sulla mia pelle, sono il più delle volte una specie di barca ubriaca formata da persone che, non vivendo la disabilità in prima persona, cercano solo di smerciare il loro prodotto. Io, infatti, al principio della scorsa estate, ho avuto dall’ortopedia Ruggiero una “Carrozzella Nuova” che solo un eufemismo potrebbe dirla non funzionale, essa infatti ha in dotazione delle cinghie che è più che ostico agganciare, non è sufficientemente adeguata alla mia altezza, ragion per cui, ogni qualvolta entro nella mia auto devo stare bene attento alla testa, infine, una carrozzella che non impenna è pressoché inutile, dal momento che non esistendo strutture architettoniche, c’è bisogno di superare gradini et similia.

Ho contattato più volte la suddetta ortopedia per farle presente questi problemi logistici, possiedo inoltre numero e nome degli addetti alla risoluzione di tali questioni, essi però giocano a scarica barile. Adesso vi descrivo uno dei solitissimi gineprai con i quali mi devo districare: Luca (colui che dovrebbe recarmi i pezzi di sostituzione) dice di stare aspettando Emilio (suo superiore) il quale dice che dovrebbe pensarci Luca, in seguito Emilio preso da spirito caritatevole decide di venire ma all’ultimo tentenna e rinuncia non facendosi vivo, riscaricando a quel punto la questione su Luca (…). Miei cari signori, sapete qual è il busillis? Che stiamo diventando un Paese estremamente individualista, basato sull’“Immagine Personale” nonché sul guadagno: il dogma è andare avanti passando sopra tutto e tutti, pur di ottenere quello che si vuole. I “Nostri Politici”, infatti, per quanto riguarda il “Sociale”, sono all’età della pietra, e per un semplice fatto: il “Sociale Non Produce, Non Fa Soldi. Ne Toglie Per Alcuni Versi” . I soldi sono sfruttati in tutt’altro modo, per corrompere le minorenni, per fare un esempio. Il Sociale, in altre parole, o non è proprio menzionato, perché al di fuori dei programmi stessi, o comunque adoperato soltanto quando, è l’ora di pretendere il “Voto”: in “Campagna Elettorale”. Qual è allora la soluzione, mi (e vi) chiederete? Beh, innanzitutto formare una commissione politica che contenga membri anche disabili, applicando in questo modo un principio che a mio avviso dovrebbe essere basilare, quello del “Sostegno Alla Pari” . Tal principio dovrebbe essere applicato anche alle cooperative sociali. Il gruppo dirigenziale della cooperativa Levante, infatti, di cui vi ho parlato diverse volte, è capeggiato da una persona normodotata, anche se, a mio parere, dovrebbe sottoporsi a una efficiente visita psichiatrica –in tal modo, forse, staremmo tutti più tranquilli. Colgo l’occasione, se permettete, per lanciare all’amministrazione sangiorgese un’idea che potrebbe sembrare balzana, ma secondo me funzionale alla questione: una cooperativa sociale con un gruppo dirigenziale formato in gran parte da disabili, perché solo chi ha il problema può capire.

Antonio Aroldo






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